Pensieri sul Cristianesimo by Emanuele Severino

Pensieri sul Cristianesimo by Emanuele Severino

autore:Emanuele Severino
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: religione, Filosofia
editore: Rizzoli
pubblicato: 1994-12-31T23:00:00+00:00


Sin dai suoi inizi il mondo del sacro intende essere il luogo della Potenza suprema. Alla volontà del sacerdote sottostanno non solo le forze della natura, ma persino gli dèi. Quando si applica questo concetto del sacro - ben consolidato nella cultura attuale - al monastero cristiano e in particolare al monachesimo femminile cattolico (cfr. Ida Magli, Santa Teresa di Lisieux, Rizzoli, 1984) si può concludere che, come il brahmano, così il monaco e la monaca cristiani, quando riescono nella loro impresa, si identificano alla Potenza suprema dell'universo e sostanzialmente negano un Dio che se ne stia contrapposto e separato da essi. In questo senso il vero monaco è essenzialmente "ateo": la perfezione del divino è in lui, non fuori di lui.

Ma altro è ciò che uno "è"; altro ciò che egli "sa di essere". Il problema, a questo punto (ma i problemi ci sono anche a proposito di quanto si è detto sopra), riguarda la "consapevolezza" che il monaco cristiano possiede della propria condizione paradossale. Se si sostiene la tesi (op. cit.) che Teresa di Lisieux, questa santa, straordinaria e dominante nella coscienza cattolica contemporanea, sia stata consapevole di ciò che essa era, allora, questa monaca del Carmelo, questa ragazza, bella e di grande ingegno, che muore di tisi poco più che ventenne, non solo avrebbe identificato Dio a se stessa, ma sarebbe stata consapevole di tale identificazione; non solo sarebbe stata "atea", ma avrebbe saputo di esserlo.

Certo, come Teresa d'Ávila, anche Teresa di Lisieux (che ha scritto un libro stupefacente, che merita il successo mondiale da esso avuto: Storia di un'anima, 1898) dice spesso di aver dubitato e di dubitare persino se esista il Cielo. Ma si tratta dell'altalena di dubbio e fede riscontrabile in ogni "credente" e in cui la coscienza religiosa non esita a riconoscersi. Le espressioni con cui Teresa di Lisieux ripone ogni fiducia e salvezza nell'Uomo-Dio sono molto più frequenti e senz'altro più potenti.

All'andirivieni tra dubbio e fede il cattolicesimo conferisce un senso unitario, ponendo come decisivo il rapporto che l'uomo istituisce con Dio nell'ultimo momento della propria vita cosciente. Se a questo criterio non se ne sa sostituire un altro, il senso unitario della vita di un individuo rimane problematico. Rimane l'oscillazione tra la fede e il dubbio, tra il riconoscimento di Dio e l'ateismo.

Ma, si è visto, l'oscillazione tra la fede (ogni fede) e il dubbio è un'apparenza, o è l'aspetto più esterno del loro rapporto, perché nemmeno per un istante la fede riesce ad esistere come pura fede liberata dal dubbio, e nemmeno per un istante il dubbio riesce ad esistere come puro dubbio che ha allontanato da sé ogni fede. Ma queste cose son dette, nei miei scritti, all'interno di una dimensione alla quale il metodo di ricerca della Magli (sostanzialmente empirico-descrittivo) rimane completamente estraneo.

Chi crede, "vuole" che ciò in cui egli crede sia "verità". Ma proprio perché "si vuole" che ciò che sta dinanzi sia verità, la verità non sta dinanzi. E il dubitare è appunto l'incapacità, di ciò che sta dinanzi, a mostrarsi come verità.



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